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Thomas Edison: Imprenditore e inventore

Nascita: Milan (Ohio) il 11/02/1847data morte il 18/10/1931
Lic.foto: Pubblico dominio
Nasce in una famiglia povera e per questo viene educato alla buona da sua madre, prima di cominciare a lavorare come giornalaio a bordo dei treni, dove, a soli dodici anni, la curiosa mente di Thomas Alva Edison conduce già i suoi primi esperimenti, conclusi però con l'incendio involontario del suo vagone-laboratorio. Ma la ruota della fortuna gira anche per Thomas quando, per caso, salva da morte certa il figlio del capostazione che, riconoscente, permette al giovane eroe di prendere servizio come telegrafista. Ecco che per Edison si accende, ancora non letteralmente, la prima lampadina: con l'invenzione del telegrafo automatico guadagna abbastanza da aprire, nel 1876, un suo laboratorio. Da quel momento in poi il suo nome entra gradualmente nella storia: nel 1877 realizza uno strumento per la registrazione del suono, il fonografo; due anni più tardi registra il suo personale brevetto della lampada a incandescenza e di un sistema di smistamento dell'energia elettrica e, nel 1891, inventa l'antenato del moderno proiettore cinematografico, il cinetoscopio. La sua più brillante intuizione è stata quella di applicare alle sue invenzioni, i processi tipici della produzione su larga scala e così, avvalendosi di molti collaboratori, Edison registra più di mille brevetti e fonda la “Motion Picture Patents Company”, monopolio che riunisce le principali realtà cinematografiche americane del periodo.

 📚 Nome Thomas 

16 FRASI E CITAZIONI DI THOMAS EDISON
Frasi di Thomas Edison
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Da giovane, mi irritavano i libri che liquidavano la nozione dell'eccezionalismo americano; intrattenevo lunghe ed estenuanti discussioni con amici che insistevano nel sostenere che l'egemonia americana fosse causa di oppressione in tutto il mondo. Avevo vissuto all'estero: lo sapevo fin troppo bene. Ero pronto a concedere che l'America non si dimostrava all'altezza dei suoi ideali. Non potevo certo difendere la versione della storia americana insegnata nelle scuole, quella in cui si sorvolava sulla schiavitù e il massacro dei nativi era quasi del tutto taciuto. L'esercizio azzardato della forza militare, l'avidita delle multinazionali: sì, certo, erano tutte cose che avevo ben presenti.
Ma l'idea di America, la promessa insita nell'America: a queste ero aggrappato con una caparbietà che sorprendeva persino me. «Noi riteniamo che sono per sé stesse evidente queste verità: che tutti gli uomini sono creati uguali»: questa era la mia America. L'America descritta da Tocqueville, il Paese di Whitman e Thoreau, dove nessuno stava su un gradino più basso o più alto di me; l'America dei pionieri che si erano spinti verso ovest con la speranza di una vita migliore o degli immigrati sbarcati a Ellis Island inseguendo un desiderio di libertà.
Era l'America di Thomas Edison e dei fratelli Wright, capaci di dare ali ai loro sogni, e delle imprese di Jackie Robinson sul campo da baseball. Era Chuck Berry e Bob Dylan, Billie Holiday al Village Vanguard e Johnny Cash al carcere di Folsom: tutti quei disadattati che avevano preso gli avanzi ignoranti o scartati dagli altri e ne avevano tratto una bellezza mai vista prima.
Era l'America di Lincoln a Gettysburg, di Jane Addams che sgobbava in una casa di assistenza a Chicago, dei soldati esausti in Normandia e di Martin Luther King che al National Mall invocava il coraggio per sé e per gli altri.
Era la Costituzione e il Bill of Rights, predisposti da pensatori imperfetti, magari, ma brillanti, capaci di elaborare un sistema solido e insieme in grado di cambiare.
Un'America che potesse dar conto di uno come me.

Thomas Edison  


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